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La nuova mente imprenditoriale
Dettagli
Il libro propone una nuova interpretazione delle relazioni nel luogo di lavoro, a partire dalle competenze individuali e dalla comprensione dei legami nella famiglia, prima organizzazione sociale con cui veniamo in contatto.
Così annota Gianluca Pascucci che nella Prefazione scrive: «Questa è la storia di un cambiamento, di una rinascita, ma è anche la mia storia: di come ho imparato a condividere le difficoltà sul lavoro con le persone, di come ho imparato a trasformare le mie convinzioni in nuove occasioni ed in visioni più aperte, di come ho imparato a rispettare le parole ma anche i silenzi ed i momenti bui dei miei dipendenti, è la storia di me che ho imparato la forza e la possibilità che è sempre possibile cambiare, quando vogliamo riconoscere ed accogliere con convinzione le capacità latenti di ogni persona, affinché possano liberamente manifestarsi. I dipendenti ascoltati e valorizzati come persone autonome e competenti potranno dare il meglio di sé nel lavoro, così come nella vita tutta, come in una famiglia dove la parola cura è il pilastro della casa. Spesso si dice di trattare l’altro come uno della famiglia, ma tra il dire ed il fare c’è di mezzo il farlo. Io ho potuto sperimentarlo e da tutti ho potuto guadagnarci il buono dell’eredità che loro hanno imparato dalle loro famiglie e messo in pratica nel lavoro.
Ognuno, valorizzato ed accolto nella sua storia intera e nelle sue strategie compensative messe in atto per vivere, può produrre frutti buoni per sé e per l’altro».
Così annota Gianluca Pascucci che nella Prefazione scrive: «Questa è la storia di un cambiamento, di una rinascita, ma è anche la mia storia: di come ho imparato a condividere le difficoltà sul lavoro con le persone, di come ho imparato a trasformare le mie convinzioni in nuove occasioni ed in visioni più aperte, di come ho imparato a rispettare le parole ma anche i silenzi ed i momenti bui dei miei dipendenti, è la storia di me che ho imparato la forza e la possibilità che è sempre possibile cambiare, quando vogliamo riconoscere ed accogliere con convinzione le capacità latenti di ogni persona, affinché possano liberamente manifestarsi. I dipendenti ascoltati e valorizzati come persone autonome e competenti potranno dare il meglio di sé nel lavoro, così come nella vita tutta, come in una famiglia dove la parola cura è il pilastro della casa. Spesso si dice di trattare l’altro come uno della famiglia, ma tra il dire ed il fare c’è di mezzo il farlo. Io ho potuto sperimentarlo e da tutti ho potuto guadagnarci il buono dell’eredità che loro hanno imparato dalle loro famiglie e messo in pratica nel lavoro.
Ognuno, valorizzato ed accolto nella sua storia intera e nelle sue strategie compensative messe in atto per vivere, può produrre frutti buoni per sé e per l’altro».
