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ALBANA. Una storia di Romagna
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DICONO DI LEI, L’ALBANA
Da Gianfranco Bolognesi, Il calice dell’ospitalità. Andar per vini in Romagna: il Forlivese, 1978,
«Bertinoro e Albana, un binomio indissolubile, un matrimonio di stima e amore, vecchio da secoli, solido e duraturo come la terra, il sole, l’aria che respirano dal vicino mare Adriatico. La vedi l’Albana, inconfondibile nel suo colore come i raggi del sole, la senti odorare di terra che sprizza romagnolità da ogni zolla, la respiri inebriandoti nel profumo melodioso, dolce e riposante. È l’Albana dei romagnoli veraci e solidi che “andavano incontro alla loro guerra”, è l’Albana di ieri e di oggi che non ha nulla da spartire con le altre “Albane” moderne (vinificate alla “Tirolese”, cioè in bianco, in assenza totale di bucce), esili e delicate, deliziose (certo) e maliziosamente femminili, di un biondo scarico “innaturale”, eleganti e sofisticate, romantiche e aristocratiche. Albane che si concedono, giovanissime perché il tempo è loro nemico, ai piaceri facili e voluttuari dei “poveri” di spirito».
Da Paolo Monelli, Il Ghiottone Errante, 1935
«Albana: sentite che sillabe liquide, che suono di terra lontana, con quelle tre a che per pronunciarle dovete atteggiare la bocca nello stesso modo che per afferrare l’orlo del bicchiere, con quella elle lunga come una lunga bevuta. Albana, Albana, conosco gente che ci s’è inciuccata solo a ripeterne il nome»
Da Gianfranco Bolognesi, Il calice dell’ospitalità. Andar per vini in Romagna: il Forlivese, 1978,
«Bertinoro e Albana, un binomio indissolubile, un matrimonio di stima e amore, vecchio da secoli, solido e duraturo come la terra, il sole, l’aria che respirano dal vicino mare Adriatico. La vedi l’Albana, inconfondibile nel suo colore come i raggi del sole, la senti odorare di terra che sprizza romagnolità da ogni zolla, la respiri inebriandoti nel profumo melodioso, dolce e riposante. È l’Albana dei romagnoli veraci e solidi che “andavano incontro alla loro guerra”, è l’Albana di ieri e di oggi che non ha nulla da spartire con le altre “Albane” moderne (vinificate alla “Tirolese”, cioè in bianco, in assenza totale di bucce), esili e delicate, deliziose (certo) e maliziosamente femminili, di un biondo scarico “innaturale”, eleganti e sofisticate, romantiche e aristocratiche. Albane che si concedono, giovanissime perché il tempo è loro nemico, ai piaceri facili e voluttuari dei “poveri” di spirito».
Da Paolo Monelli, Il Ghiottone Errante, 1935
«Albana: sentite che sillabe liquide, che suono di terra lontana, con quelle tre a che per pronunciarle dovete atteggiare la bocca nello stesso modo che per afferrare l’orlo del bicchiere, con quella elle lunga come una lunga bevuta. Albana, Albana, conosco gente che ci s’è inciuccata solo a ripeterne il nome»
